IV cap. – La palla volante

 

 

    Quella che ai nostri giorni chiameremmo comunemente "astronave", dopo essere sbucata improvvisamente dalle nuvole, era arrivata quasi istantaneamente a circa venti metri da terra, e qui si era bloccata a mezz'aria.

Dopo una decina di minuti cominciò poi lentamente a calarsi lungo la verticale che la condusse al grande spiazzo libero preparatogli appositamente dai Crockti.

Una volta atterrata, un portellone largo più di due metri e alto almeno tre cominciò lentamente ad aprirsi, scorrendo dal basso verso l'alto.

La sfera gigantesca era tonda, tonda come una palla, ed enorme, ossia come una sfera gigantesca grande come una palla enorme, il che vale a dire come un palazzo di sette piani privo di qualsiasi spigolo, al punto da poter rotolare se spinto da una aleatoria folata di vento. Infatti sicuramente per tal motivo dall'apertura ne uscì prontamente un tizio con la tuta bianca, pienamente umanoide, che si mise subito e febbrilmente a cercare un idoneo sasso da porre per sicurezza sotto la grande sfera.

Compiuta l'opera, l'alieno tirò un bel sospiro di sollievo e rientrò nell'astronave, incurante della folla di terricoli che lo stava osservando perplessa.

 

    Il religioso silenzio con il quale i crockti avevano accolto quell'evento straordinario venne infine rotto da un grido di giubilo generale.

Gli anziani avevano infatti deliberato e notificato pubblicamente i nomi dei due fortunati, ossia i sacri prescelti che sarebbero dovuti andare a parlamentare all'interno dell'astronave; e ciò riempì di gioia tutti i Crockti lì presenti.

 

    Gummhor e Gumbluk seguivano l’intera faccenda con curiosità, ma anche con il distacco di uno spettatore che, osservando una scena, dicesse fra sé e sé: "voglio proprio vedere come va a finire".

    La folla si ricompose, ritornò il silenzio, dopodiché il rumore di un sommesso calpestio iniziò ad accompagnare il formarsi di un corridoio umano fra l'astronave e i due viandanti mamelumi.

Gumbluk si rivolse preoccupato verso lo zio:

 

    - Credi che sia per educazione che... intendo dire: è solo per farci vedere meglio la grande palla!?-

 

Gummhor neanche sentì le ultime parole bofonchiate dal ragazzo. Seguitava a guardare torvo l'astronave e la folla crockta, finché esplose:

 

    - No! no! e poi stramaledettamente NO NO NO!! Potete togliervelo dalla testaccia, teste di crockti! Noi là dentro non ci andiamo! E’ chiaro!? -

 

    - Ma ragiona, o prode Gummhor degli Uri! - La voce, forzatamente solenne, era quella del capo anziano che si era portato al centro del corridoio formato dai crockti.

 

    - Rifletti, o cacciatore ineffabile delle foreste e delle praterie! - proseguì l'individuo - solo TU puoi andare! E’ infatti il destino che ti ha fatto arrivare qui fra noi, o uruko che non può mentire! affinché solo la verità e nient'altro che la verità venga riportata non soltanto a noi, ma anche e soprattutto alla tua incredula, infedele gente uruka! Vai quindi, o valoroso! parla con Giove e digli... -

    -... 'sta favessòreta!! vecchio scemo rimbambito dei prati concimati dalle cacate fumanti d'inverno!! Voi!! Andateci voi pallonari nella grande palla! e poi vi do anche un bel consiglio a tutti.... -

    - Ehmm... zio Hor! non esagerare, calmati dai! non farli arrabbiare. Guarda, il capo dei Crockti non c'è più! Come ha fatto a sparire così... e dove se ne sarà andato!?  -

        - E che ce ne importa!? Meglio così! era vecchio e decrepito, un insulto alla natura. Gli sarà preso un infarto e sarà andato a  crepare da  qualche parte! ora basta, andiamocene via da qui! -

 

    Così dicendo, Gummhor si voltò dalla parte esattamente opposta a quella dove s'era collocata l'enorme sfera volante. E con non poca sorpresa vide nuovamente, piazzato sulla sua strada, e solo a qualche metro di distanza da lui, l'anziano capo dei Crockti. Il vecchietto aveva le braccia tenute dietro la schiena, come a voler nascondere qualcosa, e sogghignava vistosamente.

Prima ancora che Gummhor potesse dire alcunché, il vecchio cominciò ad apostrofarlo:

 

     - Allora, allora, allora, vecchio mio: non vuoi proprio andare nella grande sfera? -

        - E' inutile che fai quella faccia da scemo - gli replicò l'uruko spostando il busto e il viso disgustato verso il vegliardo - anche se dietro la schiena tu avessi delle conchiglie d'oro, non mi comprerai mai! Non andrò là dentro, né ora, né mai!! Né io, né mio nipote!! E anche se dietro la schiena...-

        -... io potessi avere qualcosa di cui tu hai una folle paura!? eh? -

        - Uh? -

        - Vedi... io sono vecchio, vecchio abbastanza da conoscere una storiella sul tuo conto, caro il mio famoso uruko mamelumo...-

 

    Mentre parlava così, l'anziano crockto mise improvvisamente di fronte a Gummhor il secchio di legno che stava tenendo nascosto dietro la propria schiena, e scoperchiatolo lo gettò subito in terra facendone uscire una moltitudine di ranocchie gracidanti.

Il vecchio iniziò allora a deridere Gummhor:

 

 - Di qui non credo proprio che riuscirai a passare, caro il mio urukino! -

 

    E veramente il misero mamelumo rimase lì per lì sbigottito, praticamente paralizzato dall'orrore che dovette pervaderlo e di cui era testimone la sua espressione stravolta, terrorizzata.

Gumbluk osservava invece perplesso il tappeto di rane che si era formato improvvisamente anche ai suoi piedi. Rivolse quindi nuovamente la sua attenzione allo zio, accorgendosi che questo era però improvvisamente scomparso. Chiese allora al vecchio, preoccupato e stupito allo stesso tempo:

 

     - Ehi!? ma dov'è mio zio, dove è andato ora!? -

        - Nell'unico posto dove  poteva dirigersi, figliuolo... lì, proprio all'interno della sacra, grande sfera. E tu lo seguirai!-

        - Che!? Chi!? Io? Impossibile! -

        - Ma rifletti, figlio mio. Veramente non desideri sorreggere il tuo povero, vecchio zio Gummhor, in un momento così importante per il mondo intero!? -

        - Vacci tu! -

        - Sono troppo vecchio... -

        - Sono troppo giovane! senti, a proposito, avrei un'idea: in effetti sei molto, molto vecchio... perché allora non crepi qui, subito, all'istante!? sarebbe una soluzione, almeno per me! su, avanti, fai un tentativo, basterebbe poco poco... - 

 

    A quelle ultime parole così apertamente sarcastiche il vecchio divenne rosso come un peperone, ma non fece in tempo a fare i debiti scongiuri, trasferendo la sua attenzione dalla sfera sacra alle proprie, poiché l'impeto di collera che lo assalì all'istante gli causò un malore tale da prostrarlo al suolo, proprio in mezzo alle rane che aveva liberato poco prima.

Il vegliardo ormai agonizzante disse allora a Gumbluk, con un filo di voce:

 

    - Maledetto... tu non sai cosa hai fatto, facendomi morire con quelle tue parole malvagie... non appena i miei Crockti si accorgeranno della mia morte essi ti afferreranno, e così saprai, saprai, saprai... -

        - E che razza di minaccia sarebbe? e poi io so già parecchie cose; per esempio tempo fa riflettevo su Cetera e... -

        - ... saprai, saprai perché Gummhor ha tanto orrore delle viscide rane... -

        - Bhè! ascolterò con piacere la faccenda! mi incuriosisce il fatto che lo zio... -

        - ... quando cominceranno ad infilartele vive nella tua gola e poi ah!! muoio! oh destino crudele che colpisci questo tenero virgulto e... - e spirò. O almeno così parve a Gumbluk che ritenne per questo vantaggioso raggiungere come una saetta l'entrata dell'astronave sferica, divenuta a quel punto molto più sicura, per la sua incolumità, dell'alta pianura frequentata dai Crockti.   

 

    Entrato velocemente nella misteriosa astronave, Gumbluk dovette fare ancora alcuni passi per interrompere la propria corsa. Voltatosi poi per rassicurarsi circa la possibilità che qualche crockto avesse voluto vendicare la morte del vecchio, l'uruko vide invece proprio questi alzarsi, scuotere la polvere dalle pelli che indossava, e quindi fissarlo da lontano, visibilmente soddisfatto.

L'urlo di gioia della moltitudine crockta sottolineava intanto pienamente la vittoria machiavellica del vegliardo.

 

    - M'ha fregato... - dovette ammettere fra sé e sé Gumbluk, mentre il portellone dell'astronave iniziò a chiudersi lentamente, scorrendo dall'alto in basso.

E fu proprio durante questo intervallo che apparve nuovamente Zeula.

Già, proprio lei, che evidentemente non si era arresa, dopo aver scavalcato le rocce che circondavano la prateria rialzata era in breve arrivata alle spalle del vecchio capo crockto, finché riconobbe Gumbluk all'entrata della grande sfera. E allora cominciò a correre urlando e dando uno spintone tale al vecchio da sbatacchiarlo violentemente di fianco, ad alcuni metri. Il poveretto questa volta non finse ma, cozzato il capo contro una pietra ch'era sul terreno, morì all'istante.

L'impeto di Zeula, che sbatacchiò come birilli anche i Crockti che trovò sulla strada che ancora la separava da Gumbluk, ebbe fine soltanto quando la sua faccia si spiaccicò completamente sul portello dell'astronave che, fortunatamente per Gumbluk, aveva fatto appena a tempo a chiudersi.

Il ragazzo era rimasto praticamente paralizzato dalla sorpresa e dal terrore, alla vista della virago scalmanata. L'aveva infatti osservata con gli occhi sbarrati e le gambe pietrificate, mentre il portello dell'astronave lentamente si richiudeva, e solo con la forza di mormorare: - Presto... presto... -.

 

    Il tremendo impatto causato da Zeula e subìto dalla povera, grande sfera, non mancò però di avere le sue fatali conseguenze. L'astronave cominciò a dondolare, di qua e anche di là, come indecisa sul da farsi, e seminando lo scompiglio fra la folla crockta impaurita.

La stessa Zeula, a terra dolorante, si rendeva conto del fatto che quella grande palla potesse vendicarsi dell'affronto subito dalla donna, decidendo di passarle risolutamente sopra, e ponendo così termine, in breve, al contenzioso appena aperto fra loro due.

    E alla fine l'astronave prese in effetti una direzione, scavalcando proprio il masso di sicurezza che era stato posto in precedenza dall'alieno sceso dal velivolo, ma risparmiando le varie formichine umane che, tirando un sospirone di sollievo, videro la sfera cominciare a rotolare lungo il versante sgombro da individui.

Percorse alcune decine di metri, chi era all'interno dell'astronave dovette sbrigarsi a superare panico, sorpresa e... difficoltà di manovra, comandando un immediato decollo prima di poter acquisire danni particolarmente gravi alle strutture.

 

    Lasciamo a questo punto anche noi il luogo ameno, l'Alta Pianura dove i Crockti avevano preparato con tanto impegno quell'incontro così straordinario e atteso, e mandato a pallino da Zeula che ora rimaneva lì, dolorante, in mezzo a loro, esposta inerme alla sicura vendetta di quegli uomini selvaggi.

 

    I Crockti compresero le esigenze di Zeula? non si venne mai a sapere... solo si seppe in seguito che, da parte sua, Zeula non comprese affatto la esigenze dei poveri Crockti, che le presero di santa ragione e furono costretti volenti o nolenti ad eleggerla loro capo supremo.

 

                               

 

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