IX cap. –  Il proclama

 

 

    Al centro del villaggio, dove si trovava il piazzale delle adunate, vi era un palco in legno costruito a suo tempo appositamente per parlare ai convenuti.

Salirono sopra di esso il generale dei pigmei, Gummhor l'uruko; dopo di lui il sacerdote, Gumbluk, ora più conosciuto dai pigmei come "il nipote degradato del grande generale Gummhor"; e infine salì il trombettiere ufficiale, Giraffo Schiacciato, che subito cominciò a soffiare nel piffero per richiamare in adunata la casta dei guerrieri.

 

    Giraffo eseguì egregiamente il motivo di richiamo dei bimbi, poi quello dei ragazzi, poi quello delle ragazze da marito, quindi quello delle mogli, delle nonne e dei nonni, degli zii... quindi cominciò a richiamare i componenti del villaggio secondo le tre caste, quella degli abitanti a terra, quella degli abitanti sugli alberi e quella degli aristocratici, che vivevano nelle caverne del costone roccioso.

 

    Pascio si avvicinò a questo punto al palco, proprio sotto Gumbluk che ormai, stanco di stare ritto in piedi, s'era sdraiato letteralmente sul legno, guardando le nuvole... Gummhor invece stava imperterrito dietro le spalle di Giraffo, guardandogli la nuca con un livore via via crescente.

 

    - Pssst! Gumbluk!! - fece Pascio, allungando il braccio, e toccando la spalla al mamelumo.

 

    Gumbluk si voltò lentamente e con fare disincantato verso il giovane pigmeo, lo guardò e gli sorrise placidamente: - Oh! sei tu, Pascio... dimmi, amico mio. Ehi, hai visto!? il "grande generale", eccolo lì... guarda: non è neanche capace di chiamare i suoi soldati! -

    - Dai, Gumbluk! non fare così! non è colpa di tuo zio se lui è stato nominato generale e tu invece... -

 

    Gumbluk rivolse nuovamente il suo naso verso le nuvole, seguitando ad ostentare una sommaria indifferenza verso le difficoltà che stava incontrando il suo parente.

 

Pascio proseguì: - Ascolta, Gumbluk, mi sembra di ricordare... devi dire a tuo zio che per chiamare a raccolta i soldati è sufficiente un SOLO, FORTISSIMO, SUONO, fatto con il sacro piffero! ehi! hai sentito quello che ti ho detto!? -

 

    - Non so se lo farò... - replicò, immobile, Gumbluk. Ma poi, anche se lentissimamente, si tirò su, si stiracchiò, mentre lo zio seguitava a fissare con odio la nuca di Giraffo che, sudatissimo, procedeva nei suoi vani tentativi musicali.

 

    - Ehi! zio generale, devo dirti una cosetta! - disse infine Gumbluk, rivolto con sarcasmo verso Hor.

 

    Ma proprio durante quelle parole di Gumbluk, era ormai terminata la pazienza dello zio generale, che non rispose al nipote, ma diede invece un ceffone alla nuca predestinata di Giraffo, tale da ottenere per reazione da questi un "solo", "fortissimo", suono.

E i guerrieri pigmei arrivarono, mentre Gumbluk e Pascio cercavano di salvare il povero Giraffo dalla tenace morsa con la quale il generale stava serrando il collo del suo trombettiere.

    Passarono altre due ore. Alla fine si riuscì ad ottenere che coloro che erano stati chiamati per errore, e che assolutamente non ne volevano sapere di andarsene via, si mettessero almeno da una parte per far posto ai guerrieri pigmei.

Finalmente il generale Gummhor poté iniziare il discorso con il quale intendeva far conoscere la propria tempra, nonché le proprie intenzioni alla truppa che lo stava osservando incuriosita.

Prima però si rivolse per un attimo a Giraffo, grugnendo:

    - Non posso iniziare chiamando i miei soldati "o guerrieri pigmei!", ce l'avete un altro nome? -

      - Ehmm... -

    - Allora!? -

    - ... noi non siamo "pigmei" -.

    - Come sarebbe a dire "noi non siamo pigmei"!? -

    - Qualcuno qui ti ha mai detto che noi siamo PIGMEI!? - replicò Giraffo, cominciando a spazientirsi.

    - Sì, certo, me l'ha detto... me l'ha detto... ora ricordo: me l'ha detto mio nipote, Gumbluk! -

    - E allora "pigmei" sarete TU e TUO NIPOTE!! eh!? che ne dici, generale delle mie mutande!? andate ad offendere la gente da un'altra parte!! -

 

    La frase furibonda di Giraffo fu immediatamente seguita da una ulteriore rissa fra il trombettiere e il suo generale.

Alla truppa piaceva quel modo originale di proporsi, così, senza annoiare troppo... ma alla fine, divisi nuovamente i due litigiosi, Gummhor si ricompose, e iniziò il famosissimo discorso che da quel giorno quel popolo si tramandò oralmente di generazione in generazione, ogni volta che la sera, riunite intorno al focolare domestico, le famigliole del villaggio desideravano farsi quattro risate.

E, affinché la memoria si mantenesse fedele il più a lungo possibile, il discorso venne inciso nella pietra, con una serie di mirabolanti graffiti, proprio all'ingresso della caverna reale.

 

    - Guerrieri! Fate bene attenzione a ciò che vi dico! bhè!? che c'è? perché vi girate dall'altra parte!? ho detto... -

 

Giungeva il re, Golia IV l'Irrisorio, sopra l'orso imbalsamato, portato a spalla da otto robusti pigmei.

Il tutto venne posto infine sul palco, accanto a Gummhor; e il nuovo peso causò subito uno scricchiolio sinistro da parte della povera struttura.

 

    - Posso, ora!? - chiese polemicamente Gummhor al monarca, che rispose con un gesto regale della mano, concedendo.

    - Grunt! allora proseguo: DUNQUE!! O GUERRIERI DEI BOSCHI E DELLE RADURE! Il momento è tragico!! Non voglio ora tirare fuori tutta quella stupida storia per la quale "c'è un momento per la pace e c'è un momento per la guerra"... tutte boiate! La verità invece è che "c'è il momento in cui uno cerca di farsi i fatti suoi e c'è perciò di conseguenza il momento in cui prende vita e arriva il rompi..." capite!? Come sarebbe a dire "NO"!? ci sono donne e bambini, come faccio a... e va bene, allora facciamo così, mettiamola così, ecco: uno di voi torna da un lungo viaggio verso un luogo sacro,  malato e bianco in faccia; prende delle pasticche per guarire; durante la convalescenza si mette a fare dei vestiti; dà in seguito il mangime alle galline e canta serenamente, ci siete? Bene! allora sappiate che arriveranno, puntualmente, dei rompi pellegrini pallidi! scassapillole! scucipelle! scassapolli e rompicanzoni!! -

 

    I guerrieri compresero in pieno il senso dell’eufemismo, annuendo fra loro, chi seriosamente, chi divertito.

Le donne invece portarono via i bambini, a causa del linguaggio triviale che era comunque trasparso, nonostante "lo sforzo" dell'oratore; ma poi tornarono e, allo stesso modo, di nascosto, anche i bambini.

Il generale Gummhor si voltò verso l'"Irrisorio" che rispose con un visibile apprezzamento, annuendo più volte anche lui, con gli occhi socchiusi e le labbra sporte in avanti.

Poteva continuare quindi il proclama, che aveva ormai fatto una discreta "presa" su tutta l'assemblea:

 

    - Una cosa deve essere chiara a tutti! Questi disgraziati "esseri" di cui vi ho parlato esisteranno sempre, purtroppo! noi però possiamo ritardare al massimo il loro ritorno. Perciò, data per scontata, più che scontata, la nostra vittoria sugli stupidi crockti che altre volte voi avete già sconfitto gagliardamente, IO, VI, DICO, che: "bastonata leggera" uguale "ritornerò forse stasera"; ma bastonata imponente: "MANDERO' CASOMAI UN MIO PARENTEEEHEH"!!! -

 

    Una autentica ovazione sottolineò l'ultima frase, gridata stentoreamente da Gummhor. Il re si commosse, scese dal trono e abbracciò fortemente il suo generale.

I bimbi uscirono dai loro nascondigli e tornarono festanti dalle loro madri, sicuri di non essere sgridati per aver assistito di nascosto al discorso del generale uruko. Le mamme, anzi, sollevarono i pargoli più piccoli per mostrargli l'esempio vivente che avrebbe dovuto illuminare il loro futuro. 

 

 

 

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